gorse

Gorse, la forza della speranza

... e la canzone di Renata

La canzone di Renata di Camilla Marinoni
Be different di Camilla Marinoni

In questo periodo sto girando per presentare il mio ultimo romanzo “la canzone di Renata”, che parla della realizzazione di un sogno.

Ma spesso vedo tra il pubblico, persone che mi guardano con occhiate dubbiose e rispondono che non tutte lo hanno, ed è meglio accontentarsi di stare bene in salute e che in famiglia non ci siano problemi, oltre ad avere un lavoro dignitoso. Che si può volere di più?

 

È tutto qua? Non posso crederci. C’è altro nella vita. 

Sono convinta che tutti hanno un sogno fin da bambini, basta solo grattare un po' per trovarlo sotto le ceneri.

Non deve essere per forza grande, poco importa se non diventiamo famose o ricche. Ci deve solo rendere felice, far illuminare gli occhi ogni volta che lavoriamo per realizzarlo.

Nel libro c’è un paragrafo in cui la mia protagonista, racconta come  si senta imprigionata nel terrore di realizzarlo.

 

C’è stato un sogno che fin dall’infanzia mi ha accompagnato nelle mie notti. Un’enorme lupa grigia correva libera per foreste ancora vergini dalla presenza umana. Percepivo il sole che le scaldava il pelo, il fischio del vento nelle sue orecchie, l’odore della preda quando cacciava. Vivevo in simbiosi con il suo spirito, ed era esaltante essere con lei in quei momenti.

Non so per quale incantesimo, la sua anima era stata intrappolata nel mio corpo. Da quel momento, avevo potuto sentire il suo strazio dentro di me, perché lei non riusciva più a far arrivare il suo ululato alla luna. Pativo insieme a lei la sofferenza di non sentire sotto le zampe il terreno soffice, ma solo gli urti del duro asfalto che non era adatto ad accogliere i suoi passi. 

Soffrivo con lei, ma allo stesso tempo non ero in grado di liberarla. Gli artigli dell’animale mi dilaniavano la pancia per uscire, tuttavia la paura di perderla era ancora più grande. Sapevo che se l’avessi lasciata andare, avrei dovuta seguirla nei boschi, perché ormai le nostre esistenze erano troppo intrecciate. 

Nei sogni ero pronta a farla uscire e fuggire via con lei, ma al risveglio cambiavo idea e aggiungevo un nuovo lucchetto alle sue sbarre, terrorizzata che la sua fuga mettesse in pericolo la mia zona sicura.

 

Quando ho cercato un rimedio del sistema del dr. Bach, mi è venuto subito alla mente Gorse. Nel suo stato negativo avvertiamo il mondo circostante come un'entità minacciosa e non abbiamo più la forza di affrontarlo, ma rimaniamo ancorati al passato e non troviamo nulla che possa farci superare ciò che ci ha segnati negativamente. Il Guerriero dentro di noi è profondamente addormentato, abbiamo gettato le armi e rifiutiamo ogni incoraggiamento, e se alla fine ci facciamo convincere, lo facciamo a malincuore, mettendo in chiaro che tanto è tutto tempo perso.

Anche fisicamente i segni sono visibili: la pelle mostra poca energia, le occhiaie sono segnate, la postura non è eretta, la testa è pesante e curvata verso il basso. Tutto l’atteggiamento esprime “non ce la posso fare”.

Ma il colore giallo dorato dei suoi fiori sembra elargire speranza, una caratteristica intrinsecamente associata al futuro. Aumenta la sicurezza e l'ottimismo, oltre a favorire una maggiore lucidità mentale.  

Dopo eventi che ci hanno seppellito in un inverno interiore, Gorse sembra poterci dare l'energia per superarli e ritrovare una nuova primavera. Una caratteristica che mi ha colpito di questa pianta, è che se brucia può rigermogliare con una certa facilità, mostrando la sua facoltà di fronte alle avversità e malgrado la sua morte apparente. 

 

Mi è stato chiesto, perché questo romanzo dovrebbe essere letto. La mia risposta è stata: perché doni speranza a chi non ce l’ha.