Cavalli, miei primi clienti con i Fiori di Bach

Adoro i cavalli, mi hanno insegnato tante cose, tra cui la disciplina, ed a essere sempre nel Qui e Ora, cosa abbastanza difficile per me, Clematis per Natura (per i non addetti ai lavori: sono sempre con la testa fra le nuvole).

 

Ma andiamo per ordine.

Vado a cavallo da un tempo relativamente breve.

E’ stato uno dei miei tanti sogni realizzati.

 

Ho iniziato con un’amica che mi dava lezioni sul suo cavallo, e poi sono passata in un maneggio.

Mi ricordo la paura di affrontare quei “bestioni”, ma  anche la prima volta che Sligo, la mia insegnate equina, ha giocato con me: mi ha dato una musata che mi ha spinto a un metro di distanza.

E lei si è divertita molto alla mia espressione!

 

E una cavalla è la stata la mia prima cliente, prima ancora di quelli a due zampe.

Si chiamava Zazie, aveva diciasette anni, e la sua padrona, S., l’aveva acquistata quattro anni prima per compassione.

Se non la comprava lei, sarebbe andata direttamente al mattatoio.

 

Così sono gli umani, quando un amico non serve più, lo eliminano o l’abbandonano, semplicemente.

 

Riporto la lettera di S.

 

"Zazie era una cavalla di tredici anni, deperita, spaventata, aggressiva con gli altri cavalli e diffidente con gli uomini.

Non si risparmiava in passeggiata, affrontava con incoscienza tutte le difficoltà e, al contrario degli altri cavalli, come accade a tutti quelli che non se la sono passata bene, non aveva vizi.

Ora, dopo quattro anni con me, é cambiata in meglio per certi aspetti, in peggio per altri.

E' diventata una bellissima "bestiona"di cui vado orgogliosa: ben pasciuta, tonica, altezzosa, criniera e coda folte e lucide!

Se li conosce e non si tratta di condividere il fieno, non è aggressiva con i suoi simili; pur non essendo socievole, cerca però la loro presenza, soprattutto quella di alcuni, che sembrano rassicurarla.Ultimamente sono riuscita a uscire da sola con lei senza molte difficoltà e ne sono rimasta stupita.Mi riconosce, si lascia pulire le zampe senza scalciare ed è molto sensibile agli zuccherini di ricompensa che mi hanno aiutato a farle accettare cose che prima rifiutava di fare.

E', però, impaziente; ad esempio si innervosisce quando il cavaliere dimostra incertezza nella scelta del percorso. E' eccessivamente competitiva: in gruppo vuole essere sempre tra i primi (ma solo raramente la prima) e, al galoppo, vuole superare tutti.

E' paurosa; basta un'ombra per farla trasalire e fare scelte assolutamente irrazionali e pericolose: sulle salite ,presa da autentico panico, si volta per scappare al galoppo in discesa oppure scarta bruscamente rimanendo in bilico su una ripa scoscesa.

A onor del vero, però, risponde con prontezza ad una forte tirata di redini.

Ultimamente ha acquisito due nuovi vizi, che temo di avere causato io con la mia indulgenza e il mio timore di farle male con il morso: tirare giù la testa per brucare (ovviamente con me in sella e strappandomi quasi le redini di mano) e sbattere la testa per avere redini, anche a costo da disarcionarmi, quando è lanciata al galoppo. Con un pò di severità il primo sembra risolto; il secondo mi crea più problemi e, dopo due cadute consecutive, non me la sono più sentita di galoppare con lei.

Parte del problema dipende sicuramente da me.

Io umanizzo molto la cavalla, sono apprensiva, le comunico le mie ansie, voglio- come dire?- ricompensarla per le brutte esperienze che ha subito.

Invece lei avrebbe bisogno non tanto di una "mamma" quanto di un capobranco, che le infonda sicurezza, dominando le situazioni con decisione e un pò di "cattiveria".

Io mi sto imponendo di essere più determinata nelle richieste e più "cattiva" (?) quando serve; per trovare la forza di farlo, mi dico che è meglio un pò di severità prima, piuttosto che trovarmi a vendere la cavalla perchè non la so più gestire.

Vorrei però che Zazie fosse meno impulsiva, nevrile e più controllata."

 

 

S. era intenzionata a vendere Zazie, perché aveva paura a montarla, aveva già fatto delle brutte cadute.

Io sono stata la sua ultima possibilità.

 

Ma come lavorare attraverso i Fiori con un cavallo?

 

Le dosi non cambiavano, ma invece della classica boccettina, gliele misi in una bottiglia di plastica da un litro e mezzo!

 

Altro problema: come somministrargliele?

Non ci vedevamo, S. ed io, a mettergliene quattro gocce sotto la lingua, per quattro volte al giorno.

Abbiamo convinto lo stalliere ad aggiungere ogni giorno all’acqua del suo abbeveratoio, una parte del contenuto dela bottiglia proparata.

S. mi racontò che quando lei glielo chiese, lui la guardò come una derelitta, però alla fine lo fece.

 

Risutato?

Zazie non ebbe più bisogno dei Fiori dopo quell’unica bottiglia, era diventata un’altra cavalla!

Più paziente, meno paurosa. E soprattutto, non disaciornava più S.

Non frequento più quel maneggio, ma so che ora Zazie è a riposo per limiti di età, come è giusto che sia.

Ed è felice e serena...

 

A proposito, all’epoca scelsi questo bouquet di Fiori:

Chestnut Bud per imparare durante le lezioni e non ricadere negli stessi errori comportamentali,

Star of Bethlehem per chiudere con il suo passato doloroso,

Impatiens, per non spazientarsi con S. quando sbaglia o è indecisa nei comandi.

Mimulus, per la sua costante paura, il fruscio dell’erba, un ramo che si spezza, etc.

 

Riguardandoli, onestamente non so se attuamente avrei fatto la stessa scelta dei Fiori, ma l’importante è che hanno funzionato.

Ed è solo questo che conta!

 

Camilla