Lavoro fisso... che incubo!

Perché la maggior parte del mondo ha quest’ansia del posto fisso?

Io sono anni che fuggo da esso, e continuano a ripropormelo.

E quando rispondo "Grazie, non m’interessa", tutti mi guardano con gi occhi sbarrati, come se dicessi un’eresia.

 

Ma vi racconto l’antefatto.

Ieri, una società con cui collaboro da qualche anno con soddisfazione di entrambi, mi chiama per comunicarmi la grande notizia:

Il mio contratto verrà tramutato da consulente con partita iva, a un part time verticale a tempo indeterminato.

Oddio, un’altra volta.

 

Tredicesima, quattordicesima, TFR e contributi.

Insomma, tutto il pacchetto completo.

Ovviamente, il mio compenso diminuirà (molto) sensibilmente.

Tutti sono felici per me, eccetto io.

 

Io sto bene così come sono, non mi piace la stabilità, la sicurezza.

Io concordo con l’ex presidente Mario Monti, quando disse, lui scherzando, io per niente, “Dobbiamo scordarci il lavoro fisso di tutta una vita … pensate che monotonia!”

 

Ho già lasciato un lavoro così per vivere nell’incertezza.

Non sono masochista, ma se vivo sul filo del rasoio, mi do da fare per studiare, creare nuovi progetti, inventarmi la mia vita giorno per giorno.

Insomma, anche con la mia ansia per arrivare a fine mese, mi diverto.

A me piace, essere una drop outs, come li definisce Tiziano Terzani in “Un altro giro di giostra”, cioè coloro che sono saltati giù dal treno in corsa della modernità, quelli coi dubbi, quelli con dentro l’aspirazione a qualcosa di più alto delle solite mete materialistiche delle società dei consumi

 

Secondo voi, è così sbagliato?

 

Ma così invece, manca il sale della vita!

 

E’ anche vero, che con quello che percepirei, dovrei ancora continuare ad inventarmi dei nuovi lavori.

Ma il “per sempre” che mi dà il prurito.

Io non voglio lavorare per una società per sempre, fino all’età pensionabile.

La cosa mi terrorizza.

 

Voi che ne pensate di tutto questo?

 

Camilla